Mastoplastica correttiva

Molteplici ragioni possono portare alla necessità di un intervento di revisione nella mastoplastica.
La decisione può essere la conseguenza di una scelta sbagliata nell’essersi affidata ad un chirurgo senza i giusti requisiti professionali o di esperienza o dal desiderio di modificare le dimensioni o la forma del proprio seno rispetto alle richieste iniziali.
Altre volte la scelta è dettata dai cambiamenti del proprio corpo nel tempo, come quelli che si verificano dopo una gravidanza, ma anche dall'uso di protesi datate o a causa di complicanze riscontrate nel corso del tempo.

Che cos’è la mastoplastica secondaria

La mastoplastica correttiva (o secondaria) è un’operazione di chirurgia plastica che ha l’obiettivo di migliorare i risultati di un precedente intervento al seno.
L'opzione di una mastoplastica secondaria, che coinvolge spesso la sostituzione delle protesi mammarie, può comprendere il riposizionamento dei tessuti, la correzione di difetti non trattati nell'intervento precedente o la gestione di imperfezioni sviluppatesi successivamente.

Indice Mastoplastica correttiva

Perché si esegue la mastoplastica correttiva

I problemi o le complicanze di post intervento al seno anche se per fortuna non sono molto frequenti, a volte si manifestano.
Una procedura di chirurgia mammaria con un risultato poco gradevole o non soddisfacente rappresenta una sequele per la quale le pazienti richiedono una mia consulenza e spesso un successivo intervento correttivo.
Le cause principali che spingono le pazienti ad effettuare un secondo intervento chirurgico correttivo possono essere: capezzoli troppo diversi tra loro, seni asimmetrici, scarsa armonia tra le mammelle, protesi che risultano di una grandezza sproporzionata rispetto al corpo della paziente e diverse altre casistiche.
Secondo i dati di Aicpe (Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica), in Italia il 13,6% delle donne che si sottopongono a interventi di chirurgia estetica hanno necessità di interventi correttivi secondari e solo nel 36% dei casi decidono di eseguirli dallo stesso chirurgo plastico che ha effettuato il primo intervento.
Come regola generale è fondamentale rivolgersi sempre ad un chirurgo che sia competente, che ascolti scrupolosamente le richieste e i desideri della paziente e che si assicuri che la stessa abbia acquisito piena consapevolezza delle reali aspettative e dei rischi connessi all’intervento.
  • Durata ricovero

    L'intervento prevede il ricovero di 1 giorno.

  • Durata dell'intervento

    La durata dell'intervento è normalmente dai 90 ai 180 minuti.

  • Quando è raccomandato

    L'intervento è raccomandato alle pazienti dai 20 ai 65 anni di età.

  • Come capire se il risultato di una mastoplastica non è ottimale?

    Di norma, risultati non soddisfacenti di una mastoplastica sono la conseguenza di una queste situazioni:

    Utilizzo di protesi troppo grandi rispetto alla corporatura della paziente

    Quando la protesi impiantata è eccessivamente grande rispetto alle proporzioni del corpo della paziente, il seno risulterà eccessivamente grande con contorni ben visibili. In queste situazioni è probabile che si vada a creare l'indesiderato effetto "scalino" che caratterizza un seno rifatto che risulterà in modo poco naturale.
    Il chirurgo plastico deve sempre consigliare e operare tenendo in considerazione la costituzione e la quantità di grasso di copertura della paziente. Cercare di assecondare i desideri e le richieste della paziente è importante, ma se questo non è possibile il chirurgo dovrà spiegare alla paziente quali sono le reali aspettative che l’intervento di mastoplastica additiva può offrire.

    Utilizzo di tecnica retroghiandolare in donne troppo magre

    Nelle donne magre, l'utilizzo della tecnica retroghiandolare può portare a un effetto "scalino" evidente perché la mancanza di tessuto adiposo rende la protesi chiaramente visibile.
    Anche in questo caso il rischio è un risultato poco naturale che sottolinea la presenza della protesi anziché integrarla in modo armonioso con il corpo.

    Asimmetria e cambiamento della forma dell’impianto mammario

    Se la “tasca” dove è collocata la protesi non è stata modellata correttamente dal chirurgo, o se è troppo grande, la protesi può spostarsi, causando cambiamenti della forma del seno.
    In caso di asimmetrie preesistenti tra i seni, è fondamentale che il chirurgo adotti le giuste misure, utilizzando, se necessario, protesi di dimensioni diverse, al fine di ottenere un risultato esteticamente armonioso e naturale.
    In sintesi, una mastoplastica fatta male può essere riconosciuta attraverso l'evidente discrepanza tra le dimensioni della protesi e la struttura corporea della paziente, dall'effetto visibile della protesi dovuto a tecniche inadatte e da eventuali asimmetrie o cambiamenti non desiderati nella forma del seno.
    Un intervento ben eseguito ha come obiettivo principale che un seno si integri in modo naturale con il corpo della paziente, senza evidenziare la presenza delle protesi in modo sproporzionato o artificiale.

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    Sostituzione delle protesi, in quali casi?

    Nella seconda mastoplastica il chirurgo potrebbe procedere con una rimozione o sostituzione delle protesi per risolvere l’inestetismo o, in alternativa, potrebbe eseguire un lipofilling per correggere le imperfezioni causate dalla prima mastoplastica non riuscita.
    Ecco quali sono i principali casi e come di solito vengono trattati:

    Rippling

    Il termine inglese "rippling" indica un fenomeno di increspatura o ondulazione che si manifesta alcuni mesi dopo un intervento di mastoplastica.
    Questo può verificarsi a causa della coesività inadatta della protesi rispetto alla qualità dei tessuti della paziente o quando una paziente molto magra riceve un impianto sotto la ghiandola anziché sotto il muscolo, posizionamento troppo superficiale.
    Per prevenire questo problema, è necessario che il chirurgo valuti attentamente la coesività, la forma e il posizionamento della protesi (sottoghiandolare o sottomuscolare).
    Se l'increspatura è evidente, un secondo intervento potrebbe essere considerato per sostituire le protesi, optando magari per protesi anatomiche o posizionandole in un piano più profondo (retromuscolare).
    In alternativa, si potrebbe eseguire un lipofilling per aumentare lo spessore del tessuto e coprire meglio la protesi.

    Contrattura capsulare

    Una delle complicanze più comuni nell'intervento di mastoplastica additiva è la contrattura capsulare, caratterizzata dalla formazione di una fibrosi che "incapsula" la protesi, causando un indurimento anomalo e inaspettato o un'asimmetria nella forma del seno.
    Questo può provocare dolore acuto, spesso localizzato in una delle due mammelle, e la comparsa di pelle "raggrinzita" sulla superficie del seno.
    La contrattura capsulare può manifestarsi in tempi variabili, da poche settimane a diversi anni dopo l'intervento ed è localizzata sulla ferita creata dal chirurgo nella tasca dove viene inserita la protesi.
    È fondamentale che la paziente segnali tempestivamente al chirurgo la comparsa della contrattura per un’attenta valutazione. In alcuni casi, evitando di intervenire chirurgicamente è possibile gestire il fenomeno con terapie cortisoniche o antibiotiche.
    Altre volte, si può tentare la rottura della capsula mediante compressione manuale esterna.
    Se queste strategie risultano inefficaci, potrebbe essere necessario un nuovo intervento chirurgico con la sostituzione delle protesi mammarie.

    Dislocazione delle protesi

    Un altro problema che si manifesta nella mastoplastica è la dislocazione delle protesi: un lieve spostamento causato da un’eccessiva sollecitazione muscolare.
    La protesi può spostarsi verso l'alto o il basso, anche una minima variazione può alterare significativamente la simmetria del seno.
    Non sempre è possibile correggere manualmente la dislocazione e può rendersi necessario un intervento chirurgico per risolverla.

    Scivolamento delle protesi

    Un’ulteriore complicanza che potrebbe manifestarsi post mastoplastica additiva è lo scivolamento delle protesi in una posizione troppo bassa rispetto all'areola e al solco mammario.
    Questo fenomeno, che dà al seno un aspetto innaturale, colpisce fortunatamente una minima percentuale delle pazienti e si verifica generalmente solo in coloro che hanno una spiccata lassità cutanea.
    Lo scivolamento è più frequente quando le protesi sono posizionate sotto il muscolo o se sono di dimensioni eccessive rispetto al torace.
    La causa può anche derivare da una preparazione insufficiente della tasca durante il primo intervento. 
    Per correggere lo scivolamento è necessario un nuovo intervento per riposizionare la protesi, fissandola con suture interne nel punto originale al fine di prevenire ulteriori spostamenti futuri.

    Doppio solco

    Un’altra complicanza potenziale dopo una mastoplastica è il "doppio solco", un inestetismo caratterizzato da uno "scalino" nel polo inferiore della mammella che può avere uno spessore da 1 a 3 cm.
    In questo caso sarà visibili sia il solco originario che un secondo solco, causato da un difetto di copertura della protesi dalla ghiandola.
    Questo può derivare dalla presenza di mammelle iposviluppate nel polo inferiore (mammella tuberosa) o dalla perdita di volume dei tessuti mammari nel tempo, come per riduzione di peso, allattamento o disturbi ormonali.

    Intervento di chirurgia correttiva: tempistiche e complessità

    La durata di un intervento di mastoplastica correttiva secondaria può variare da 60 a 120 minuti a seconda della complessità dello specifico caso.
    Si esegue in anestesia generale e richiede un ricovero di una notte in clinica.
    L’intervento può essere effettuato non prima di sei mesi dall'intervento precedente, perché occorre attendere dare tempo ai tessuti di assestarsi.

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      • Dr. Daniele Bordoni

        Specializzato in chirurgia plastica, chirurgia estetica e ricostruttiva.

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